Uno dei marmi italiani più belli e pregiati al mondo
Il marmo portoro ha avuto grande successo nel 900 ma è sempre stato un marmo usato fin dall’antichità.
Anticamente venivano estratti dalle cave di portoro piccoli blocchi per la costruzione delle abitazioni della zona di Portovenere (in provincia di La Spezia). Quasi certamente venne usato anche nella costruzione del tempio romano che sorgeva all’estremità del promontorio di Portovenere e sopra al quale è stata costruita in seguito la chiesa di San Pietro.
Non risulta alcuna data certa in cui abbia avuto inizio l’estrazione del marmo portoro, ma si presume che già in epoca romana venisse usato.
“Tale marmo, probabilmente utilizzato già dagli Etruschi, venne impiegato nella città romana di Luni nella pavimentazione della strada romana del Cardo-Maximum e nell’Anfiteatro (Pandolfi, 1971). I romani inizialmente utilizzarono il portoro solo come materiale da costruzione ma poi lo impiegarono anche in opere più impegnative e nell’edilizia privata in lastre naturali o lucidate per rivestimenti o per pavimenti”.
Nota dell’autore: estratto dalla tesi di laurea di Sara Odino (vedi note finali).
Ritroviamo il marmo Portoro nelle ville imperiali dell’antica Roma e lo ritroviamo anche negli edifici più lussuosi del Rinascimento, nelle chiese romane e nei più lussuosi palazzi europei del XIX secolo.
Durante tale periodo, venne usato soprattutto in Svizzera, Belgio e Francia, dove in particolare, fu impiegato in alcuni castelli come quelli di Versailles, Marly e Compiegne.
Se ne trovano vari esempi in Italia ed Europa anche nel periodo Barocco.
All’inizio del XII secolo il marmo di Portoro venne utilizzato dai Genovesi nella costruzione di un forte posto sul promontorio occidentale del Golfo della Spezia del quale sono visibili dei resti ben conservati.
A Roma fu usato per gli interni (pavimenti ed altari) di varie chiese come per esempio San Pietro in Vincoli, San Silvestro in Capite, San Paolo fuori le mura, San Giovanni in Laterano, San Lorenzo fuori le mura, Santa Maria Maddalena in Campo Marzio, Santi Giovanni e Paolo, San Luigi dei Francesi”.
Al link accanto trovi un interessante Podcast in cui si parla “dell’oro nero di Portovenere“, alias il marmo nero Portoro. Può essere ascoltato online oppure scaricato sul tuo smartphone.
Il marmo portoro venne ben presto apprezzato e utilizzato nelle chiese dei paraggi, in particolare quelle della Spezia, quelle dei padri Gesuiti di Palermo e di Genova, la chiesa di San Siro a Genova e nelle chiese delle monache di Santa Chiara e di Sant’Andrea a Sarzana.
Originariamente il marmo Portoro veniva chiamato “mischio giallo e nero”, successivamente prese il nome dalla località da dove veniva estratto, ossia “marmo di Portovenere”.
Dal punto di vista commerciale il Portoro è considerato un marmo pur essendo in realtà un calcare a struttura microcristallina. Il portoro è un calcare puro, fine e nero, caratterizzato da venature di dolomitizzazione giallo-rossicce.
La colorazione nera è dovuta alle particelle carboniose, mentre la colorazione delle venature alla piccola quantità di ferro ocraceo-limonitico e a piccoli cristalli di pirite.
La caratteristica principale del Portoro è il fondo nero su cui emergono eleganti e decorative venature dorate di color giallo, arancio o bianche.
Tornando al nostro racconto, sembra che il marmo nero portoro sia vecchio di quasi 200 milioni di anni (come riporta il sito della Marmomac) e poiché la sua disponibilità è limitata, risulta molto pregiato (infatti è collocato al terzo posto nella categoria dei marmi).
Sulle caratteristiche del marmo nero portoro ti rimandiamo alla lettura di questo approfondimento (clicca sul link ora).
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“Storia del marmo portoro” è un articolo nato ed assemblato da più fonti, come:
Storia del marmo portoro
Antonio Canova e il marmo bianco di Carrara!
LA PIETÀ: il primo capolavoro di Michelangelo in marmo di Carrara!
Il David di Michelangelo in marmo bianco di Carrara.
L’arte e la cultura del marmo sul nostro blog.
Marmo Nero Portoro: l’oro nero di Portovenere.
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